I nostri nemici più forti? Le cattive abitudini

Scritto da Stefania Marcolin il 16-04-2008

La maggior parte delle persone è abituata a comportarsi nello stesso modo con continuità e regolarità a casa o al lavoro, a tavola, con gli altri, quando guarda la tv, fa acquisti, persino quando va in in vacanza.
Non che ciò sia un problema. Se non crea disagio a noi stessi o agli altri, se appaga il nostro bisogno di stabilità e sicurezza.
La nostra mente si organizza per schemi e legge per buone le abitudini acquisite e tende a mantenerle.

Ma la nostra abitudinarietà a volte è legata a pigrizia o mancanza di iniziativa e non è soddisfacente. Può succedere che abbiamo sviluppato cattive abitudini a causa di una vita sedentaria, stressante, a volte piena di contrasti emotivi, o carica di impegni, tensioni…
Col tempo ci si rende conto di essere incapaci di cambiare quello che, nonostante tutto, è diventato il nostro familiare e quotidiano modo di fare, anche se produce su di noi, sulla nostra salute, sulle relazioni, effetti negativi o di cui siamo stanchi.

Nasce così il bisogno di cambiare, di novità, di sentirci più forti fisicamente e mentalmente, di ottenere più serenità d’animo, di liberarci da “vizi” comportamentali.


Ma è difficile cambiare. Già dalle abitudini alimentari: le diete, quanti tentativi di cambiamento, il più delle volte falliti! Quanti tentativi di smettere di fumare “andati in fumo”!
Le cattive abitudini sono nemici forti.
La nostra mente interpreta come “ostacoli” impegnativi le novità, i modi di fare diversi, ecco perché è difficile cambiare.
Figuriamoci cambiare modo di pensare o di essere… Eppure ci sono persone capaci di straordinari cambiamenti, di risollevarsi dalle situazioni più difficili. Si può dunque riuscire a cambiare qualsiasi abitudine quotidiana.

Se pensiamo ai principi psicologici che muovono i nostri comportamenti, ci accorgiamo che questi ultimi sono dettati da motivazioni che cercano di soddisfare dei bisogni.
Perciò, quando desideriamo cambiare qualcosa di noi stessi, cercare di migliorarci, dobbiamo chiederci: qual è il nostro bisogno?
Per esempio, potremmo desiderare di recuperare un atteggiamento più salutare perché abbiamo problemi di salute, paura di star male e bisogno di autoproteggerci; oppure vogliamo perdere un po’ di peso perché non ci piace l’immagine che abbiamo di noi stessi e cerchiamo di accrescere la nostra autostima.
Il mercato offre tanti metodi: lo sport, lo yoga, le diete, corsi per imparare a comunicare, i personal trainer, e così via.

Ma in generale è importante mettere in atto tentativi di cambiamento solo quando siamo determinati e sicuri di volerlo fare; poiché i molti tentativi falliti di smettere di fumare, ad esempio, ci rendono più fragili, indeboliscono la nostra autostima anziché migliorarla.

Dobbiamo sapere che modificarsi è un processo attivo: ci modifichiamo se siamo disponibili ad apprendere.
Ad esempio riusciremo, più probabilmente, a rilanciare la nostra immagine e piacerci di più, perdendo peso, seguendo una nuova educazione alimentare, non semplicemente una dieta dimagrante; otterremo maggiore benessere se, seguendo un corso di yoga, abbracceremo una diversa filosofia di vita basata sull’adozione di un atteggiamento distaccato dalla realtà e dai beni materiali e più centrato sul vivere in armonia con l’universo, non semplicemente frequentando una palestra.

In altre parole, riuscire a cambiare una singola abitudine è improbabile, ma voler migliorare il rapporto con se stessi e la propria qualità di vita, cercando di andare più in profondità, sganciandosi dalla superficialità e dalla frenesia del vivere quotidiano, imparando cose nuove, risulta paradossalmente più ambizioso ma più probabile.

Certo, cambiare modo di pensare e di fare è forse più arduo: imparare a comportarsi con l’equilibrio di chi non subisce e non aggredisce, quindi risolvere e ridimensionare le piccole difficoltà quotidiane vincendo l’ansia, riuscire a non sentirsi facilmente in colpa, superare una fobia, e così via, sono tutte azioni che richiedono un grosso impegno da parte nostra.

Come riuscirci? Per esempio si può cercare di adottare nuove convinzioni per cambiare il comportamento, sviluppando un dialogo interno positivo, che mette in discussione le molte idee irrazionali e i rigidi schemi mentali ossia tutti quei meccanismi che, come spiegava lo studioso Albert Ellis, condizionano abitudinariamente il nostro comportamento. Per esempio, dovremmo smetterla di pensare per frasi fatte del genere “è più facile evitare certe difficoltà piuttosto che affrontarle”; oppure “la storia passata dell’individuo è una determinante assoluta del comportamento attuale”; o ancora “esiste sempre una soluzione giusta e perfetta e se non la troverò sarà catastrofico”; “l’infelicità dipende da cause esterne e l’uomo non può fare nulla”; “è meglio non fare nulla piuttosto che provare e fallire”.

Lo psicologo Edward De Bono suggerisce “il gioco dei sei cappelli” per esercitare la nostra mente a ragionare in modo più flessibile ed efficace, non abitudinario, provando alternativamente sei diversi modi di vedere uno stesso problema: limitarsi ai fatti, enfatizzare emozioni e sensazioni, fissarsi sugli aspetti negativi, pensare in modo costruttivo, pensare in modo creativo, organizzare le conclusioni.

In conclusione, cambiare abitudini è una buona pratica per intraprendere una strada in cui ci si arricchisce di doti e qualità di comportamento.


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