Ma la mimosa è un'acacia... parola di Florablog!

Scritto da Alessandra Cicalini il 06-03-2009

phalaenopsysNei giardini e nei parchi vicino alle nostre case è già da un pezzo che si notano vivaci macchie gialle. Nonostante il rigido inverno che stiamo per lasciarci alle spalle, molti alberi di mimosa sono fioriti da un pezzo. Almeno, così pensavo che si chiamassero quelle frondose specie arboree che mi fermo sempre a rimirare con un certo rapimento quando compaiono i piccoli pallini gialli. In realtà, nella maggior parte dei casi, quelle che noi chiamiamo mimose, sono acacie: me l’ha spiegato Gianni Gaggiani, creatore e animatore di “Florablog”, un piccolo gioiello virtuale dedicato al giardinaggio e non solo. Mese dopo mese, il suo spazio contraddistinto da un simpatico disegno di una pianta che fa “ok” grazie al fiore trasformato in un pollice, si sta arricchendo di nuove rubriche (e di validi collaboratori),
ma il cuore è ancora dato dai consigli generosamente elargiti dal blogger sull’arte del far vivere e prosperare le piante. Personalmente, ho sperimentato la sua competenza con le mie orchidee (anzi, phalaenopsis!),
che hanno superato un terribile momento critico solo grazie a lui… leggete l’intervista che segue e capirete!


Di solito si pensa che l’arte del giardinaggio sia tipicamente femminile: invece l’anima di Florablog è un maschietto di anni… possiamo sapere la tua età, Gianni?
Ohi! Quest’anno tappa simbolica (e non solo): compio quaranta anni

Auguri! E’ nata prima la passione per le piante o per internet?
Decisamente per le piante: nell’infanzia, tra l’orto del nonno e gli alberi su cui salire. Con internet è diverso, ci lavoro, rapporto di odio/amore…

Beh, è meglio coltivarle che parlarne, immagino… però magari il pubblico ti aiuta. Trovi per esempio che i commenti e le domande che ti pongono donne e uomini sull’arte del coltivare siano differenti?
Direi di sì, le donne sono per lo più in cerca d’aiuto per qualche problema specifico, gli uomini sono più attenti agli aspetti tecnici.

Da qualche tempo avete introdotto anche la categoria “cosmesi naturale”: com’è nata questa idea?
Ritengo che sia molto meglio sapere cosa ci spalmiamo sulla pelle, molti dei prodotti che compriamo contengono sostanze poco simpatiche per noi e per l’ambiente e prepararsi da soli i cosmetici è senz’altro una garanzia in tal senso. Questo approccio “fai da te” per determinati aspetti (vedi l’orto, per esempio) fa parte dell’idea (a cui credo molto) di una rivoluzione soft, una rivoluzione delle piccole cose, qualcosa che piano piano ci faccia cambiare il nostro stile di vita e il nostro modo di vedere le cose e che attenui il disastroso impatto che abbiamo sull’ambiente e sul pianeta; la cosmesi naturale è solo una parte di quest’idea.

Il futuro di Florablog è quindi “rosa”? Tradotto: avete progetti per il futuro del blog?
Ah, guarda, le idee non mancano, come del resto l’entusiasmo, quello che manca purtroppo è il tempo, le ore sono solo 24…

rosaCi vuole tempo, porta pazienza… A proposito di rose, fiori simbolo delle donne per eccellenza: dacci qualche consiglio per coltivarle.
Le rose sono piuttosto facili da coltivare, il consiglio che voglio dare è un altro: cercate le varietà antiche, a parte la loro bellezza l’aspetto notevole è il loro profumo, molto più intenso delle rose moderne.

Della mimosa che cosa ci dici? È facile o difficile da coltivare? L’anno scorso mi hanno regalato una pianta che ho fatto morire in un mesetto…
Quando si parla di mimosa non posso fare a meno di ricordare che è uno dei classici esempi che conferma quanto sia indispensabile per il nome delle piante la nomenclatura binominale introdotta da Linneo nel 1735. Quella che comunemente siamo abituati a chiamare mimosa, la pianta del fiore simbolo delle donne e dell’otto marzo, è in realtà una acacia, la Acacia dealbata, che non è difficile da coltivare, ma teme il freddo prolungato che ne può causare la morte; uniche accortezze: assicuratele terreni per lo più ricchi e potatela senza timidezza, a fondo, dopo la fioritura. Al vero genere Mimosa appartiene invece la M. pudica, una graziosa pianta dal comportamento straordinario: se si toccano o solo si sfiorano le sue foglie queste si accartocciano e pendono come morte per poi, una volta scampato il pericolo, tornare normali. Ingegnoso metodo di difesa, non c’è che dire…

Già, molto femminile, oltretutto… In generale, ci riveli il segreto per diventare un buon pollice verde?
Io faccio così: leggo molto, cerco di informarmi da chi ne sa più di me e poi tento di mettere in pratica gli insegnamenti. L’esperienza, in giardino, è una strada lastricata di errori, insuccessi e di molte piante morte (magari dopo atroci sofferenze!),
ma alla fine, se la passione ci sorregge, le soddisfazioni sono assicurate, l’importante è trovare la giusta pianta per ognuno di noi.

So che la tua attività di blogger ti assorbe molto, a scapito della vista… alle donne non piace portare gli occhiali (a me no di sicuro!): ci dici quale pianta potrebbe proteggere meglio le nostre palpebre appesantite da tante ore davanti a uno schermo?
Consiglio il classico (ed efficace) rimedio della nonna: impacchi della vecchia, buona e cara camomilla. Qualche minuto di cotone (o garza) imbevuto di camomilla tiepida sugli occhi, da ripetere due o tre volte. È antinfiammatoria e allevia la sensazione di stanchezza provocata anche dalle troppe ore davanti ai monitor.

Grazie mille, Gianni, per i tuoi consigli, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!

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