Marco Baldoni e i denti degli anziani

Scritto da Stannah il 02-10-2013

Intervista di Alessandra Cicalini

 

MARCO BALDONIMarco Baldoni non ama perdere tempo, lo si vede già da come tratta i propri denti, l’oggetto principale del suo lavoro assieme a cavo orale, mandibole e faccia. “Mi porto sempre dietro il filo interdentale – dice – e mi spazzolo i denti non appena mangio: sono così fissato che ho attaccato le mie abitudini anche a moglie e figli”. Il suo zelo dipende senz’altro dalla professione che esercita: Baldoni è direttore sia della Scuola di specializzazione in Chirurgia odontomastomalogica dell’università di Milano-Bicoccasia dell’Unità operativa di Odontostomastologia dell’ospedaleSan Gerardo di Monza.  E tuttavia, chissà che non sia per via del suo patrimonio genetico che a un certo punto si è deciso a occuparsi degli anziani: Baldoni rivela di provenire da una “famiglia di geriatri”, di lì la virata verso quella che lo stesso chiama “gerodontoiatria”.

Che cosa intende con questa parola?
L’incremento dell’età media degli ultimi anni ha reso il paziente geriatrico di assoluta rilevanza per l’assistenza sanitaria nazionale: oggi si fa molta più attenzione di un tempo al mantenimento delle funzioni dell’apparato stomatognatico, dotato sempre di più di denti propri o di riabilitazioni protesiche complesse. Di qui la mia idea di codificare una nuova disciplina che studi le soluzioni migliori per la fascia adulto-anziana.

Quali sono i disturbi dentari più frequenti in questa fascia d’età?
In verità, non è esatto parlare solo di denti, bensì, come accennavo sopra, di apparato stomatognatico, comprensivo di faccia e masticazione. Il disturbo principale di un tempo era la piorrea, causata dall’indebolimento del parodonto, ossia del tessuto di sostegno dei denti, che culminava con la perdita dei medesimi. Oggi non è più così.

Perché?
L’invecchiamento è un fenomeno generale che riguarda tutti i tessuti, ma non è detto che porti malattie, comprese quelle dei denti: le cause che generano la perdita dei denti sono di origine batterica, quindi assolutamente controllabili attraverso un’adeguata prevenzione.

Quindi si potrebbero conservare i propri denti fino a tarda età?
Esattamente: se si sono adottati i comportamenti giusti, si potrebbero tranquillamente raggiungere gli ottant’anni con i propri denti.

Se però non ci si è riusciti, che cosa è meglio, secondo lei: la dentiera o le protesi fisse?
Dipende da caso a caso: le tecniche di riabilitazione sono le più diverse. In generale, bisogna che i materiali per le nostre protesi siano a norma Cee. Certo, spetta ai medici accertarsene, ai pazienti suggerisco invece un’altra strada.

Quale?
Se non sono sicuri della qualifica del proprio dentista, dovrebbero chiedere all’Ordine dei Medicise è effettivamente un iscritto: l’Ordine è obbligato a fornire questa informazione, non c’è privacy che tenga.

C’è una qualche differenza tra le patologie al parodonto degli uomini e delle donne? In altri termini, la menopausa incide sull’indebolimento dei denti?
Sì, perché potrebbero esserci delle alterazioni della componente ossea: però si tratta di problemi affrontabili, il tutto nel rispetto degli indici sistemici dalla paziente. Voglio dire che non bisogna curare solo la bocca, ma consultare tutta la cartella clinica della paziente.

Non tutti, però, hanno il tempo di fare questa verifica, se magari sono in preda a un fortissimo mal di denti: come capire se lo studio che ci ha accolti è veramente serio? Giusto poco tempo fa i Nas hanno scoperto 23 dentisti abusivi… 
Intanto, lo si capisce già se, appena si entra, si viene sottoposti al questionario sulla propria anamnesi personale: non si tratta di una procedura che mette a rischio la nostra privacy, bensì di una tutela in più per la nostra salute.

In che senso?
Non tutti i soggetti possono sottoporsi a cure dentistiche: se si soffre di patologie ematiche, per esempio, si potrebbero causare emorragie. Oppure, se si si prendono farmaci bifosfonati per la cura dell’osteoporosi potrebbero crearsi alterazioni alla bocca. Un bravo dentista, insomma, deve lavorare in team con gli altri medici che hanno in cura il possibile nuovo paziente, tanto più se si tratta di un anziano.

Come fare prevenzione, invece?
Il primo comandamento è questo: metterci buona volontà. Ormai è infatti chiaro a tutti che la perdita dei denti è frutto di una patologia batterica, che si sviluppa per colpa della scarsa igiene. Quindi non resta che curarsi per bene già da giovani, sia a casa sia facendo controlli dal proprio medico.

Ma come conciliare la doverosa attenzione ai denti con le esigenze del proprio portafoglio?
Guardi, basterebbe mettersi in testa che curare è assai più costoso che prevenire, sia per noi stessi che per tutta la società. La patologia parodontale è infatti endemica, distruttiva e dai costi sociali molto alti. E poi, in assenza di problemi seri, già un buon igienista dentale può aiutarci a prendercene cura senza interventi più complessi e senz’altro più costosi.

Che cosa fa l’igienista dentale?
Si tratta di una nuova professione nata con le lauree brevi che affianca il medico nel fornire al paziente tutte le norme di comportamento indispensabili per prendersi cura dei propri denti.

Può fare qualche esempio? Il filo interdentale migliore qual è?
In commercio ce ne sono fin troppi! Direi anzi che le informazioni disponibili sono infinite: per dire, lo spazzolino elettrico è inutile se non si hanno problemi di articolazione.

In definitiva, il futuro che cosa riserva a noi e ai nostri denti?
Da una parte, le persone già oggi sono molto più attente di un tempo alla prevenzione; dall’altra, però, potrebbe esserci un aumento delle neoplasie dell’apparato stomatognatico, più frequenti in età avanzata.

Come affrontarle?
Con un approccio multi-terapico, lo ribadisco, tenendo presenti gli importanti progressi prodotti dall’uso delle cellule staminali di cui mi sono occupato in una ricerca scientifica internazionale. Infine, bisogna ricordare che la chirurgia oggi può fare molto anche sugli anziani. Essenziale, poi, è seguire il paziente dopo la guarigione con un’adeguata riabilitazione.

Perché, non tutte le riabilitazioni sono uguali?
Esatto: gli americani, per esempio, non mettono protesi fisse su soggetti che fumano perché sanno che annullerebbero gli effetti dell’intervento eseguito con successo. Oltre all’anamnesi clinica del paziente, insomma, bisogna conoscerne anche la psicologia.

Ma da solo l’odontoiatra non può fare tutto… 
Infatti, non a caso ho provveduto a creare un team composto anche da otorini e oncologi. Abbiamo anche un motto.

Qual è?
“Guarito e riabilitato”. Capisce che cosa intendo?

Credo di sì, però se lo dice lei è meglio…
Che anche dopo aver perso una parte della mandibola si può restituire la giusta estetica alla faccia: l’importante è che il paziente abbia messo eliminato tutti i fattori di rischio precedenti, in cima a tutti fumo e  alcol.

Uomini (e donne) avvisati, denti salvati. Grazie, professor Baldoni, per la sua chiarezza.

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