Gli anziani e le vacanze, dal disagio al benessere ritrovato

Scritto da Massimo Tanzi il 06-08-2009

Arriva il periodo estivo e della vacanza, ma se per alcuni è un momento di gioia, per altri coincide con un maggior disagio individuale.
La voglia di vacanza, infatti, di solito è intesa come percezione di benessere ed è legata prioritariamente ad aspetti economici e di salute.
Con l’avanzare degli anni, invece, possono emergere problemi di carattere relazionale e psicologico, in particolare nell’anziano, che potrebbe vivere la vacanza come un momento di “inevitabile disagio” anziché di “utilizzo privato e personale del tempo”.
La società a cui apparteniamo tende a fare della vacanza un bene di consumo, trasformandola progressivamente in un bene ad alto valore simbolico. Ne è una riprova il fatto che il tempo libero è sempre più un tempo “pieno” invece di essere un tempo “vuoto”.
Il viaggio, comunque la vacanza, deve contemperare per tutti il bisogno di scoperta e il bisogno di relazione.
Se nell’adolescente si esprimono valenze tendenzialmente trasgressive, nell’anziano si osserva, durante la vacanza, l’esigenza di stare con gli altri in un contesto rassicurante e familiare. Quindi, nei soggetti di età avanzata tende a svilupparsi un “turismo relazionale”.
l’anziano, anche se guidato da un intermediario quale l’impiegato di un’agenzia di viaggio, deve sentirsi artefice e organizzatore della propria vacanza. Ne consegue un innalzamento del livello di autostima, con un inevitabile e positivo allargamento dell’orizzonte temporale verso il futuro.

Il viaggio in gruppo assolve un’importante funzione riflessiva, concorre a rassicurare l’anziano in merito alle proprie ansie e soprattutto consente la condivisione dei problemi, generalmente percepiti come drammatici e personali, in realtà comuni nel confronto con gli altri.

Se il gruppo è di tipo inter-generazionale, cioè se i nonni e i nipoti vivono esperienze di viaggio e vacanza insieme, tendono a modificarsi atteggiamenti e stereotipi; lo scontro generazionale diventa un incontro che stimola nuove modalità di pensiero, trovando una soluzione ai problemi, anche di adattamento inter-personale.

Molti anziani preferiscono passare l’estate in famiglia piuttosto che dedicarsi ad attività individuali esterne. Infatti l’Istat, in un’indagine effettuata nel 2006, ha indicato che l’85,6% dei nonni, in particolar modo nei periodi di vacanza, si prende cura dei nipoti non coabitanti fino a 13 anni di età, contro il 14,4% che non se ne occupa mai.

Sebbene gran parte della popolazione anziana invecchi in buona salute, per una quota consistente di persone ciò si sostanzia spesso in una perdita progressiva dell’autosufficienza, che la rende particolarmente fragile.
Purtroppo, secondo l’istituto di ricerca, il 13% delle famiglie italiane presenta, fra i propri componenti, un anziano malato non autosufficiente da accudire; nell’88% dei casi è la famiglia stessa che se ne prende direttamente cura.

La perdita dell’autosufficienza causa nella persona una fase di prostrazione psicologica e di emarginazione sociale, acuita dal periodo estivo.

Oltre alle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) esistono strutture residenziali extra-ospedaliere in cui sono possibili ricoveri estivi “di sollievo” per l’anziano e di riflesso per la sua famiglia.
Il reale problema sta nel fatto che queste strutture sono poco conosciute dai potenziali utenti o rimangono insufficienti in rapporto alla reale richiesta territoriale. Così come i Centri diurni, gli ospedali di giorno (o day hospital),
i Centri di accoglienza notturna, l’Assistenza domiciliare integrata (Adi), purtroppo diffusi in scarsa misura sul territorio italiano, o insufficientemente organizzati.

l’anziano di oggi è un grosso fruitore, non solo nei periodi vacanzieri, dei prodotti televisivi, con tutto quello che ciò comporta in termini positivi e negativi. Per gli anziani di domani, mediamente più istruiti e attenti, è ipotizzabile una richiesta differente e più articolata sul fronte della fruizione e della partecipazione culturale.

Per rispondere a questa domanda, alcune amministrazioni pubbliche hanno avviato progetti volti a favorire l’accesso culturale agli anziani (come la facilitazione a eventi culturali, visite museali, spettacoli teatrali, e così via) e a coinvolgerli nella valorizzazione dell’esperienza per il dialogo e l’incontro fra le diverse generazioni.

La vacanza può consentire una maggiore dedizione ad attività manuali, continuative – per esempio cucina, bricolage, pittura, sartoria – o stagionali – giardinaggio, pesca – oppure ad attività intellettive come la lettura, il gioco delle carte, l’ascolto della musica o la visione di film e documentari, la partecipazione all’azione sociale.
In generale, gli “hobbies” impegnano il tempo libero maggiormente fra coloro che hanno livelli d’istruzione più alti.

Vacanza significa, per chi se lo può fisicamente permettere, partecipare ad attività sportive, oppure a sagre e feste, a gite organizzate e a cene, a giochi in società. E’ più tipicamente femminile fruire di biblioteche, mostre e musei, corsi, seminari e conferenze.
Ricreazione e cultura sono importanti momenti di svago e di compagnia che fanno sentire gli anziani “giovani e attivi”. Una vita piena di relazioni e di impegni sociali è un buon modo per passare il proprio tempo e contribuisce positivamente alla salute.
Durante l’estate, devono essere incentivate le attività socialmente utili, come i lavori di interesse pubblico che possono essere svolti da persone anziane: custodia dei bambini nei centri estivi, vigilanza davanti ai musei e biblioteche, collaborazione alle attività del quartiere, piccola manutenzione degli edifici pubblici, assistenza nelle mense, interventi integrativi di pulizia e cura dei campi gioco e aree verdi.
Buona estate a tutti.

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