La depressione negli anziani. Attenzione se il nonno dorme troppo.

L’ipersonnia, cosí come l’insonnia, potrebbero essere sintomi di depressione senile, quando accompagnati da altri disturbi

Scritto da Stefania Marcolin il 24-04-2009

Articolo attualizzato il 28 maggio 2019

“Contrariamente all’opinione corrente, il cervello non va fatalmente incontro con gli anni a un processo irreversibile di deterioramento. Sia Tiziano che Michelangelo e molti altri artisti di straordinarie capacità creative – Picasso tra questi – continuarono a realizzare opere di eccezionale valore sino a tarda età.”
(Rita Levi Montalcini)

La depressione non è una componente “normale” della terza età, una conseguenza attesa o necessaria dell’invecchiamento, ma è molto comune negli anziani. Come spiega Costanzo Gala, primario di psichiatria all’ospedale San Paolo di Milano, il 10% della popolazione anziana soffre di depressione grave, percentuale che raggiunge il 40% se consideriamo le forme lievi. Si manifesta soprattutto come tristezza persistente e perdita o diminuzione di interesse e piacere per le abituali attività, tant’è che lo svolgimento delle attività quotidiane risulta compromesso. Frequente è la presenza di ansia e inquietudine. I pensieri sono spesso improntati alla perdita della speranza, al pessimismo, all’inadeguatezza, talora a vissuti di colpa non giustificati.

Insonnia e Ipersonnia tra i possibili sintomi di depressione negli anziani

depressione negli anziani dormire troppo

L’anziano depresso può sviluppare sintomi quali irritabilità, ostilità o anche sospettosità. Altre espressioni depressive tipiche dell’età avanzata comprendono lamentele eccessive circa la perdita di memoria o la presenza di dolori vaghi e diffusi…

La comparsa della depressione può essere accompagnata da segni di tipo fisico, quali alterazioni dell’appetito, del peso corporeo, stanchezza e disturbi del sonno, come l’insonnia ma anche al contrario ipersonnia.
L’ipersonnia si manifesta come un’eccessiva quantità di sonno notturno e un’eccessiva sonnolenza diurna. Consiste di un’interruzione del normale ciclo sonno-veglia caratterizzata da difficoltà nel rimanere svegli, anzi da un forte desiderio di rimanere a letto per periodi insolitamente lunghi o di ritornarvi più volte durante il giorno per fare un sonnellino…

Spesso è poi caratterizzata da grave stanchezza o dall’addormentarsi più presto del solito e dalla difficoltà di alzarsi al mattino, infine da un grado di vigilanza e di concentrazione ridotto.
La depressione negli anziani è legata ad aspetti esistenziali, sociali, psicologici e biologici, variamente intrecciati tra loro. I fattori di rischio principali più documentati sono il sesso femminile, essere celibi/nubili o vedovi, la disabilità (ad esempio per malattia),
un lutto recente e l’isolamento sociale.

Gli anziani sono infatti particolarmente esposti ad eventi di perdita, quali la scomparsa di persone care, la riduzione del ruolo sociale e delle risorse economiche, e così via. Attualmente una porzione rilevante dell’esistenza (circa 20 anni) viene vissuta in età anziana, purtroppo spesso senza progettualità e in solitudine. La depressione senile può essere influenzata anche dalla presenza di deficit cognitivi (di memoria, attenzione, concentrazione).

Il sonno può essere in questi casi una via di fuga, di evasione da una realtà problematica, di ritiro e chiusura dagli altri, un modo per “anestetizzarsi” dal dolore… Ma non è risolutivo, anzi finisce con l’aggravare l’isolamento, la solitudine e il senso di abbandono.

E’ difficile e faticoso affrontare la depressione perché essa si caratterizza come malattia del desiderio e della volontà, dell’amore per se stessi, dello spegnimento di ogni energia.
Eppure la letteratura scientifica concorda sul fatto che la depressione senile sia un disturbo diagnosticabile e trattabile. Essa si cura riducendo i sintomi psichici e fisici, favorendo il miglioramento delle funzioni cognitive e delle capacità relazionali.

E poi ci sono la farmacoterapia e gli interventi di supporto psicologico. La psicoterapia è utile anche negli over 65, anche se molte di loro sono spesso molto scettiche nei confronti di questo approccio perché hanno atteggiamenti in genere più fatalisti e difficoltà a riconoscere la propria sofferenza psichica e possono vivere con vergogna (gli uomini più delle donne) il bisogno di accoglienza e di ascolto.

Per fortuna, però, non di rado sono i familiari a formulare la richiesta di aiuto per conto dei loro cari depressi. Gli anziani infatti, tendono maggiormente a sottolineare i sintomi fisici. Il corpo, è spesso utilizzato per veicolare una richiesta di aiuto.

depressione negli anziani e psicoterapia

Tipi di psicoterapia per l’anziano

Alcuni tipi di approcci psicoterapici possono avere risultati strabilianti, anche se bisogna ricordare che un intervento di psicoterapia nella persona anziana non puó prescindere da una integritá psichica del paziente.E´importante, in questo caso, un approfondito lavoro di diagnostica, soprattutto per poter distinguare tra depressione grave e demenza primaria.

La psicoterapia nella persona anziana dovrebbe essere mirata ad interventi brevi e non a riorganizzere le attivitá quotidiane e lo stile di vita, ma a:

Piú in generale cercare di rendere tollerabili tutte quelle situazioni che arrecano disagio all’anziano.

Secondo la letteratura scientifica, vi sono tipi di approccio psicoterapico che hanno  maggiore successo per quanto riguarda la cura della depressione senile.

Psicoterapia comportamentale: impiegata con successo soprattutto nel caso di disturbi del sonno, utilizzando le tecniche di rilassamento e di biofeedback. Il rilassamento muscolare progressivo prevede un rilassamento attivo e autoindotto dei muscoli di tutto il corpo .Nei casi in cui è più evidente il deterioramento della personalità, si tenta di recuperare e/o potenziare quelle abilità connesse alle attività quotidiane, come usare il telefono, fare la spesa, lavarsi, sostenere una conversazione, comunicare le proprie emozioni, fare e ricevere complimenti. La tecnica del biofeedback è impiegata in maniera efficace per contrastare l’incontinenza.

Psicoterapia cognitiva: associata a quella comportamentale, ha effetti positivi nei disturbi d’ansia, in particolare in quelli fobici. Ai pazienti viene spiegato che la loro risposta a un particolare stimolo o evento – l’ansia –  è spesso determinata da convinzioni errate.

Il trattamento vuole identificare quelle convinzioni irrazionali e riconoscere i modelli disfunzionali che si mettono in atto; per poi confrontare realtà e convinzioni, sostituendo queste ultime con altre che suscitino emozioni piú tollerabili.

La terapia cognitiva é impiegata con successo per insegnare al paziente nuove strategie per incrementare la fiducia in se stesso, il senso di padronanza delle situazioni, che la perdita progressiva di abilità e competenze ha messo in discussione. Si rivela un intervento particolarmente efficace nel trattare le distorsioni cognitive.

Attraverso le tecniche comportamentali e cognitiviste quasi sempre combinate, il paziente impara progressivamente a modificare comportamenti e pensieri disfunzionali.
Ad esempio: nella terapia combinata si integrano vere e proprie prescrizioni comportamentali per aumentare gli eventi piacevoli, il tempo da dedicare a se stessi ed esercizi di rilassamento.

Esercitare le attività quotidiane migliora determinati comportamenti attraverso il raggiungimento di obiettivi e compiti che il paziente svolge in casa.

Psicoterapia di gruppo: questo tipo di terapia é indicata nei casi in cui i disturbi dell’umore sono  lievi o lievi-moderati, e per i quali è necessaria la rivitalizzazione dei legami sociali.
Tali approcci hanno come obiettivo la risocializzazione, la riduzione dell’isolamento e della regressione, lo scambio di strategie di problem solving e lo sviluppo di una maggiore autosufficienza. Il gruppo offre all’anziano il vantaggio di potersi confrontare con persone della sua età, condivide con i suai pari ansie e disagi, e favoriscono la socializzazione, facendo fronte al senso di solitudine che molto spesso caratterizza la terza età.

Infatti, benessere emotivo e un ambiente ricco di legami sociali significativi e gratificanti sono strettamente legati tra loro, soprattutto per quanto riguarda l’etá avanzata.

Bibliografia

di C.Calandra, C.Duminuco, F. Loi 2012 – Problematiche Diagnostiche della Depressione nell’Adulto e nell’Anziano – http://www.psychiatryonline.it/node/2191

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