Centri storici italiani, belli e accessibili

Scritto da Giovanni Del Zanna il 16-08-2010

Tutto il mondo invidia i nostri centri storici, basti pensare alle cittadine del Centro Italia: città d’arte rinomate o centri minori, che emergono nel paesaggio (nella foto a sinistra, un’immagine panoramica di Siena),
luoghi affascinanti, pittoreschi, ricchi di monumenti e di opere d’arte, spesso ben conservati, in grado di entusiasmare il turista e lasciare ricordi meravigliosi. A prima vista, sembrano però mete poco fruibili per un turista con qualche difficoltà in più: durante il periodo delle vacanze, il caldo può affaticare chiunque e percorrere stradine in salita e discesa non sempre è una “passeggiata”.
Invece
, girando per alcune di queste cittadine, si scopre che già in passato c’era una certa attenzione all’uomo: si guardi per esempio la foto di Urbino qui a destra.
A ben guardare, anzi, proprio i luoghi che hanno attraversato i secoli e le vicissitudini della storia, sono giunti quasi intatti ai giorni nostri e oggi, in alcuni casi, hanno saputo anche rinnovarsi e offrire al cittadino o al turista una percorribilità più agevole.
Negli esempi che vedremo, non si è avuta attenzione solo verso l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma si è concepita l’accessibilità di piazze, strade e chiese come obiettivo di promozione e salvaguardia del patrimonio storico a favore di tutti, nella logica dell’utenza ampliata di cui abbiamo parlato poco tempo fa.
Tutelare i centri storici e adeguarli alle necessità dei tempi presenti non sono infatti questioni antitetiche: la conservazione del costruito, che richiede la sapiente arte di governare il cambiamento, si concretizza in progetti che, con grande capacità e attenzione, sanno trovare l’intervento più adeguato per ogni contesto.
Veniamo agli esempi concreti.
Andiamo nei musei di Ravenna (foto a sinistra) o nel cortile del Castello Estense di Ferrara (foto sotto a destra).
In entrambi i casi, si trovano rampe belle e cura, con scivoli realizzati in pietra a lato dei normali gradini.
Passiamo poi a Perugia, in cui sono state costruite scale mobili, certamente non accessibili alle persone che utilizzano un “mezzo a ruote”, ma agevoli per molte altre.
La stessa soluzione è stata adottata a Siena, Spoleto e Potenza.

Un’altra innovazione interessante è rappresentata dalle funicolari, ossia quelle trainate da funi che si alternano su guide poste sul terreno inclinato. E’ il caso, ad esempio, di Todi e di Orvieto, ma pensiamo anche alle famosissime funicolari di Napoli. in fondo, si tratta di una soluzione ormai storica, ma con molte possibilità di sviluppo anche per il futuro.
Più di recente, invece, si è pensato all’installazione di ascensori urbani, accessibili senz’altro per un maggior numero di pedoni. Per realizzarli, a volte si sfruttano strutture esistenti nelle quali vengono collocati i nuovi elementi.
Guardiamo per esempio l’intervento di Colle Val d’Elsa, curato dall’architetto di fama internazionale Jean Nouvel. Oppure spostiamoci a Gubbio o a Narni (foto a sinistra),
in Umbria, cittadine nelle quali un percorso urbano a sviluppo verticale si articola tra ascensori, torrette e pensiline per condurre alla parte alta del borgo.
In definitiva, dunque, una progettazione attenta e creativa, un po’ di fantasia e innovazione, l’uso dei materiali tradizionali propri del contesto, con il segno dell’intervento contemporaneo, permettono di giungere a soluzioni più definitive, che sanno porsi in rapporto con l’esistente per assicurare un moderno adeguamento delle città.
Di qui la seguente riflessione che intendo condividere con voi: a mio avviso, non ci sono scuse per non rendere accessibili le nostre città e gli nostri edifici storici.
Realizzando interventi significativi, e duraturi, capaci di assicurare fruibilità e funzionalità nel tempo, sapremo invece testimoniare per il futuro un segno coerente della cultura della nostra epoca.
l’accessibilità è un adeguamento necessario, inevitabile, dettato dal cambiamento culturale del nostro tempo, dall’attenzione all’uomo in tutte le sue sfumature, pur consapevoli del fatto che comunque non necessariamente potranno essere accessibili tutti i contesti, così come non è da tutti superare i 503 gradini che portano alla sommità della Torre del Mangia di Siena (foto a destra)!

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