Nonni e nipoti, lo scambio tra generazioni continua

Scritto da Luciana Quaia il 20-10-2010

Giovani, bis, sitter, part-time, a distanza, istituzionalizzati. Tanti i ruoli, tante le definizioni, molto diverse anche le età: dei nonni si è parlato poco tempo fa, per la precisione il due ottobre scorso, in occasione della giornata a loro dedicata, come dei nuovi angeli custodi terreni in grado di gettare un ponte tra un mondo di memorie lontane e un domani tutto da costruire incarnato dalle nuove generazioni.
Certo, oggi non è più come un tempo: in quell’ieri un po’ offuscato di un’Italia rurale e di una famiglia allargata intorno al focolare, il vecchio venerando appariva come il depositario di assennatezza ed esperienza, il saggio seminatore di consigli utili a rendere la vita più facile ai suoi successori e destinato ad accompagnare schiere di nipotini per un intervallo di tempo assai breve.
Adesso, invece, il tratto di strada da percorrere insieme si è notevolmente allungato, tanto da concedere con maggior frequenza l’orgoglio di vantare l’esperienza di bisnonno, ma la figura di quel vecchio immaginato con i capelli candidi, seduto sulla sedia a dondolo con attorno bambini sognanti che ascoltano a bocca aperta non esiste più. Ora al suo posto troviamo un nonno attivo, giovanilista, tecnologico, esploratore di nuove avventure e, non ultimo, indispensabile per far quadrare il bilancio di famiglia rispetto alla cura e all’assistenza dei nuovi eredi venuti al mondo.
Le trasformazioni generazionali degli ultimi decenni hanno lasciato traccia anche sulla soggettiva relazione che si instaura tra nonno e nipotino: se un tempo le transizioni da un’età all’altra erano abbastanza precise e definite, con aspettative e ruoli facilmente riconoscibili nel processo d’identificazione dei giovani con i più maturi, oggi i riti di passaggio all’età adulta sono più vaghi e, talvolta, con poca chiarezza sulle reciproche competenze e sull’assunzione di scelte e responsabilità.
Stando ai numerosi episodi di cronaca che lo testimoniano, quella dei bambini e quella dei grandi anziani rischiano di essere due generazioni fatte di solitudine, di impoverimento nella capacità di desiderare e sognare, di difficoltà di distinguere ciò che nella vita ha valore da ciò che non lo ha.
Per entrambe le età diventa cruciale trovare un compito evolutivo atto a favorire un percorso di conquista e difesa dell’identità indipendentemente dagli anni di cui si dispone.
Sicuramente per l’anziano il bisogno di integrazione rispetto alle precedenti fasi della vita ha a che fare con la necessità di sentirsi parte di una continuità storica che contenga anche continuità di senso, mentre per il bambino stabilire un rapporto importante con il “grande” diventa fondamentale per sviluppare la fiducia e la capacità di prefigurarsi una meta.
Quale mezzo migliore quindi di una “buona relazione” tra generazioni che, data la distanza, possono sentirsi troppo lontani per reciprocamente affascinarsi?
Vediamola dal punto di vista dello “stare con”. I nonni, diversamente dai figli lontani da casa per le occupazioni lavorative, possiedono un tempo maggiore per intrattenersi con i nipoti. Sgravati dal peso diretto della responsabilità educativa, essi possono limitarsi alla sorveglianza delle sue regole, proporsi come custodi e narratori della storia familiare, esprimere il piacere di condividere con i bambini libertà, fantasia e gioco (spesso con prove d’indulgenza inimmaginabili nei confronti dei figli).
Il bambino, dal canto suo, è estremamente sensibile alle suggestioni trasmesse dall’adulto e trova nella voce narrante un importante fattore di identificazione e interazione sociale: la descrizione di eventi, avvenimenti, riti, ritmi, tracce, epoche, luoghi, usi, abitudini, rapporti con la natura, può accendere in chi ascolta intense emozioni. La seduzione di un racconto, infatti, rappresenta curiosità, interesse, fascino. Il nonno, la memoria vivente, diventa in tale funzione uno straordinario mediatore culturale, capace di ricostruire il ricordo del passato e, al tempo stesso, di porgere alla generazione che lo segue passaggi di consegne e itinerari di pensiero.
Anche nella dimensione ludica la compagnia del nonno consente di compiere un salto a ritroso alla scoperta di un mondo mai visto. Nonostante la disponibilità di giocattoli ultra-sofisticati e tecnologicamente avanzati, lo stupore e la gioia di disporre di balocchi costruiti con materiali poveri sembrano dimostrare quanto poco basti per scatenare il processo creativo nel bambino.
Sarà forse questo il motivo di tanto successo dell’Accademia del Gioco Dimenticato fondata da Giorgio Reali cui le scuole continuamente richiedono la predisposizione di laboratori e mostre per far conoscere i giochi tradizionali in via d’estinzione e i giocattoli d’epoca, nonché le centinaia di proposte ludiche che si possono inventare con i materiali di scarto più impensati.
In un mondo in cui la velocità del mutamento sta causando la polverizzazione del passato a favore del dominio del presente, c’è bisogno di ricordi e necessità di legame sociale. A questo scopo è opportuno ricordare nuovamente (si vedano gli articoli correlati in fondo) due esperienze: la Banca della Memoria, un progetto dedicato alla raccolta di momenti di vita di persone nate prima del 1940 sotto forma di racconti di dieci minuti. Le testimonianze sono trasmesse in audiovideo su Internet, uno strumento scelto per garantire a chiunque la possibilità di contribuire alla creazione di nuovi contenuti o percorsi di particolare interesse.
All’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, invece, sono state raccolte più di 5.000 memorie autobiografiche in forme di ricordi di vita, diari, epistolari, carteggi di scritture popolari le più diverse.
E, per continuare, dal prossimo 21 ottobre presso il salone del Gusto di Torino, sarà lanciato da Slow Food Il Granaio della Memoria, finalizzato a registrare con la telecamera voci e parole della tradizione contadina, affinché nulla di antichi rituali verso il cibo vada perduto con la scomparsa delle vecchie generazioni.
Scrive Claude Olievenstein nel suo La scoperta della vecchiaia: “Il ruolo di detentori del sapere che un tempo apparteneva alle persone anziane non esiste più. Tuttavia, le persone anziane sono insostituibili per quanto riguarda l’esperienza. Hanno visto passare centinaia di mode, d’avanguardie, d’invenzioni geniali rapidamente superate. l’esperienza serve soprattutto a relativizzare le situazioni, con uno sguardo un po’ amaro e un po’ divertito sulle ascese folgoranti. Le persone anziane conoscono il dolore dei drammi umani, la depressione di colui che non riesce più a produrre, la paura di ritrovarsi disoccupati, la tragedia degli esclusi. A parte quelli che decidono di lanciarsi nella competizione, gli anziani incarnano il punto di equilibrio necessario per vivere”.
Si potrebbe obiettare che il fascino di un mondo ormai inesistente raccontato dalle parole di un vecchio suona stonato ai tempi odierni, dove imperano necessità di ribellarsi al conservatorismo e bramosia di flessibilità e disponibilità al cambiamento continuo.
E chi dice che il rapporto intergenerazionale non possa essere rappresentato come una freccia bidirezionale e che, pertanto, non vi possa essere uno scambio di favori in questa trasmissione di memorie?
Il nonno di oggi non ha voglia di sentirsi escluso dal processo di modernizzazione in atto e così, per restare al passo coi tempi, anche per lui può essere valido un rito d’iniziazione che stavolta va in direzione opposta: dal basso verso l’alto.
Ecco allora che il nipote adolescente spiega che la modernità non fa paura, anzi può favorire utili scambi generazionali. Abbiamo perciò un nuovo ruolo che si affaccia: il nipote tutor affiancato a chi si trova in un’età troppo avanzata per aver acquisito un’adeguata alfabetizzazione elettronica durante la fase lavorativa, ma ancora troppo dinamico per rinunciare a questa importante rivoluzione tecnologica.
Grandparents&Grandchildren è il progetto dell’Unione Europea dove i bambini diventano maestri di nuove tecnologie per gli anziani, così come Nonni su Internet è una proposta iniziata diversi anni fa, sempre con l’obiettivo di abbinare un tutor giovane a una persona anziana.
O ancora il progetto Nonni e Nipoti predisposto dall’Università di Milano con l’università La Sapienza di Roma e l’Associazione Caritas “Emmaus” che è arrivato a Viterbo alla sua ottava edizione. Ogni anno viene organizzata una vacanza a tema che riunisce diverse generazioni, non necessariamente legate da vincoli di parentela. Anziani e giovani vivono insieme una settimana durante la quale documentano con macchine fotografiche digitali i diversi itinerari. Alla fine di ogni giornata un Nipote insegna al Nonno a scaricare e rielaborare le foto sul computer.
E’ vero: il mondo gira veloce, ma è altrettanto vero che da sempre, per chi le sa cogliere, offre infinite possibilità di seduzione. Saper produrre storie è di tutti e costruire ponti per portarle lontano è una responsabilità cui nessuno deve sottrarsi.

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