Da Como al Ghana, il cuore grande di nonna Rita

Scritto da Alessandra Cicalini il 18-02-2011

“Mamma, sei qui o in Ghana?”. Lo scorso Natale, a un certo punto, se ne sono accorti anche i suoi figli: per Rita Dell’Acqua, 78 anni, è stata dura tornare indietro dopo due mesi trascorsi tra i bambini disabili ospiti della Missione Don Guanella nel Paese africano.
Sicuramente lo è stato di più molto di più che all’andata, lo scorso ottobre. Perché per lei, fare la volontaria in Africa era il sogno della vita: prima, però, ha dato la precedenza a tutto il resto, dai figli (tre) al marito che l’ha lasciata circa tre anni fa. “Ho dovuto chiedere il permesso ai miei figli, sa?”, racconta ridendo questa anziana signora dall’energia di una ragazzina.
I primi a sorprendersi, ma probabilmente neanche tanto, conoscendo le sue molteplici attività a servizio dei poveri e dei malati di Como, la città in cui vive, sono stati i religiosi dell’Opera Don Guanella, cui Rita si è rivolta per proporsi come volontaria.
L’idea di coronare il suo sogno di ragazza l’ha avuta chiacchierando con una sua coetanea nell’animo che ha fatto il servizio civile laggiù, conosciuta mentre servivano i pasti alla mensa dei poveri. Alla giovane, Rita ha chiesto molte informazioni, soprattutto pratiche: “Con il carattere che hai ti troverai benissimo, vedrai!”.
Con la sua rassicurazione e “il permesso” dei figli, Rita ha raggiunto Accra, la capitale del Ghana, e poi, due ore e mezzo più tardi, dopo una lunga strada sterrata e colorata di rosso, la missione guanelliana.
La sua età ha suscitato stupore anche laggiù, ma solo quando le hanno chiesto nel villaggio vicino come mai era lì e quando sarebbe tornata la prossima volta: “Il prossimo anno farò ottant’anni, insomma!”, ha detto loro, però proprio in questi giorni suo figlio le ha prenotato il volo per il prossimo maggio. “Voglio portare alcuni oggetti utili per i ragazzi, come tavolini, seggiole e altro materiale che vorrei comprare ad Accra”, spiega.
Sì, perché i 13 ragazzi disabili dai 6 ai 26 anni che Rita ha conosciuto in Ghana (nella foto a destra, eccola tra loro),
per ora, fanno tutto in un unico grande stanzone: “Lì mangiano e fanno scuola, ma per disegnare e scrivere avrebbero bisogno di tavolini più bassi, mentre adesso siedono direttamente per terra”. Il fatto è che inizialmente il centro missionario guanelliano non doveva svolgere il tipo di attività prestato da Rita, ma poi, circa due anni fa, si è presentata all’ingresso una mamma con i suoi tre bambini handicappati: “Non sapeva a chi lasciarli: doveva occuparsi degli altri ed era molto povera”. I missionari li hanno accolti e pian piano la voce si è diffusa. Di qui la decisione dei guanelliani di avviare la costruzione di una nuova struttura, completamente accessibile, destinata all’accoglienza e alla scolarizzazione dei piccoli disabili. “In Ghana i bambini disabili non vanno a scuola”, racconta Rita, “quindi non parlano inglese, la lingua ufficiale del Paese, ma solo l’Ewe, la lingua locale che non so se sia anche scritta”.
Per farsi capire, la nonna comasca, che conosce l’inglese dai tempi in cui ha fatto la ragazza alla pari in Inghilterra (“54 anni fa”, racconta) ha dovuto chiedere l’aiuto della maestra assunta dalla Missione, che però non ha competenze specifiche per il sostegno ai ragazzini con deficit fisici e a volte psichici. “Nemmeno io ho una preparazione in questo campo – precisa – ma le mie due figlie sì: così le ho chiamate spesso da lì per farmi dare una mano. Per il resto, mi sono affidata all’intuito e ai gesti e pian piano mi sono fatta capire”.
Rita non lo dice apertamente, ma probabilmente si è fatta anche amare da questi ragazzini improvvisamente diventati protagonisti di molte attenzioni.
Per tutta la Missione, Rita è diventata Mama Rita, anzi, Mama Rita due volte: “Essere mamma due volte è ancora meglio, visto il rispetto che gli africani portano agli anziani. E in effetti, l’atmosfera era molto familiare”, aggiunge, “perciò la demoralizzazione iniziale per la paura di non riuscire a comunicare è passata in fretta”.
Forse, Rita non ha avuto neanche così tanto tempo per abbattersi, considerato che è stata in compagnia dei suoi nuovi nipoti tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Il relax era nelle ore centrali della giornata quando il caldo umido diventava troppo forte, poi, una sera a settimana, il momento di mondanità: “Andavamo a cena nel refettorio della scuola professionale creata dai missionari a poca distanza dal posto in cui ero io e lì avevo occasione di chiacchierare con i 120 studenti, maschi e femmine, di cui circa 85 disabili”.
La scuola, riconosciuta dallo Stato, è nata per dare un’occasione a questi ragazzi di imparare un mestiere e diventare così autonomi: “Si studia informatica, dressing, falegnameria, elettronica e ristorazione”. Di qui l’importanza di scolarizzare anche i bambini più piccoli (nella foto a sinistra, un momento dell’animazione svolta da Rita),
perché, naturalmente, senza l’insegnamento di base non si può accedere ai livelli superiori.
Per finanziare la nuova struttura di accoglienza, perciò, Rita si è attivata con le sue risorse e conoscenze… qualcuna anche molto vicina a lei: “Mio figlio fa l’ingegnere e vive a Milano: non si era mai interessato particolarmente al sociale, finché, di sua iniziativa, ha deciso di raggiungermi in Africa gli ultimi giorni che ero giù per ritornare indietro con me. Ebbene, è rimasto molto colpito da quello che ha visto, tanto da decidere di donare una somma alla missione”.
Rita dice anche la cifra esatta, ma non è necessario riportarla. Conta di più quanto le ha detto la sua nipote di sedici anni: “Sai nonna, sono proprio orgogliosa di te”, e il proposito del suo nipote di vent’anni, che ha deciso di fare il volontario in Perù (“non in Africa, forse per non copiarmi”, scherza la nonna).
In generale, tutta la famiglia è rimasta autenticamente colpita dalla sua scelta e adesso che si approssima il suo nuovo viaggio nessuno se n’è più stupito.
Del resto, chi va in Africa difficilmente riesce a scordarsela: “Prima di partire hanno organizzato una festa per me: è stata così commovente…”, racconta “Mama mama” Rita. I ragazzi della scuola le hanno cucito una bandiera del Ghana tessuta da loro ai telai di legno, poi le hanno preparato una torta a forma di cuore e chissà cos’altro ancora.
“Sull’aereo mi sentivo come svuotata”. Dopo un po’, invece, Rita si è accorta che le emozioni erano ancora tutte lì, come le cose da fare, moltissime ancora, per dare un futuro ai suoi nuovi amici.
Chi volesse contribuire al progetto per i bambini disabili ospiti della Missione “Don Guanella”, può contattare il Centro a Como ai numeri di telefono: 031.296.894 (don Adriano),
oppure 031.296.811 (Silvio Verga),
oppure scrivere alla loro email.
In Africa, invece, si può contattare la Missione all’indirizzo: ABOR – (Ghana),
St.Theresa Centre for the Handicapped opera B.A. Guanella – P.O.Box AB 37 – Abor V/R (Ghana W.A),
oppure scrivere alla loro posta elettronica.

Da parte nostra, grazie Nonna Rita, per averci dimostrato che non è mai troppo tardi per realizzare i nostri sogni.

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