Il viaggio dell'Auser nella "giungla" delle case di riposo

Scritto da Alessandra Cicalini il 30-03-2011

Nel bene e purtroppo un po’ di più nel male, il settore delle case di riposo in Italia va a gonfie vele. A dirlo, è la prima indagine nazionale sulle strutture per anziani in Italia realizzata dall’Auser, presentata ieri a Roma. Prima di parlare delle ottime performance economico-finanziarie dei soggetti che hanno investito nell’assistenza privata alla terza età, il rapporto dell’importante associazione per anziani si concentra su ciò che non va: innanzitutto, la sensazione di essere di fronte a una giungla, per via del mistero sul numero esatto di strutture realmente in grado di fornire servizi socio-assistenziali qualificati e per la difficoltà di reperire informazioni precise dalle strutture direttamente interpellate dai ricercatori Auser.
Il primo problema nasce anche dalla confusione che spesso si fa tra Residenze sanitarie assistenziali (dette Rsa) e le Residenze assistenziali (Ra),
che non sono abilitate a prestare cure sanitarie. Alcune di esse sono tra l’altro pubbliche o convenzionate con le Asl.
Per potersi soffermare solo sul settore privato, l’indagine ha dovuto perciò mettere a confronto i dati forniti dal ministero dell’Interno nel 2008 con quanto riportato dalle Pagine gialle e dalle Camere di Commercio sotto la voce “Casa di riposo”.
Secondo il Ministero, quindi, nel 2008 vi sarebbero state 5.858 strutture pubbliche e private, di cui 3.409 che accetterebbero anche anziani non autosufficienti. L’indagine Auser, invece, ne ha riscontrate 6.715 complessive, con dati aggiornati a fine febbraio 2011. La discrepanza potrebbe dipendere anche dal fatto che – precisa l’indagine – sotto la voce “casa di riposo” rientrano Rsa e Ra. Se si prendono in considerazione solo le seconde, perciò, il numero di strutture che forniscono solo assistenza generica sarebbero circa 3.750.
In ogni caso, aggiunge la ricerca, resterebbero comunque fuori circa 700 case per anziani private sconosciute alle rilevazioni ufficiali: come si spiegano queste differenze di dati?
Alla domanda l’Auser risponde in maniera articolata, soffermandosi sulla quantità delle strutture private da Nord a Sud della Penisola, sulla loro collocazione al di fuori dei grandi centri urbani, sui costi e sulle irregolarità rilevate dalla forza pubblica.
Tra i dati più interessanti, l’indagine parla quindi di circa 900 strutture presenti in Sicilia, di cui il 94% di tipo privato, quasi il doppio rispetto a quelle rilevate dal Ministero. In generale, la maggior parte delle case di riposo complessive si troverebbe nel Nord-Ovest, con un picco in alto in Lombardia con 876 strutture e uno in basso in Val d’Aosta con 19 strutture.
Da notare, però, le differenze tra la quantità di case di riposo e la risposta da parte degli anziani: secondo l’Auser, nel 2010 gli over 65 ospitati nelle residenze sarebbero stati in media 23 ogni mille abitanti, con differenze significative da regione a regione: in Friuli sarebbero saliti a 84 ogni mille abitanti, mentre in Sicilia, ossia “la regione con il più alto tasso di diffusione di presidi residenziali socio-assistenziali”, scrive l’Auser , “gli anziani ospiti non superano le 11 unità ogni 1.000 abitanti ultrasessantacinquenni”.
La discrepanza tra offerta e domanda si potrebbe spiegare anche con la lentezza con cui le Regioni si stanno adeguando alle normative nazionali sull’accreditamento delle residenze per anziani.
La legge ha infatti specificato i criteri di base di una Ra a partire dalla legge finanziaria del 2007, tra cui l’obbligo di accreditamento, per ora soddisfatto da circa il 63,3% delle strutture, con un’incidenza maggiore nel Nord Ovest (pari all’89,5% delle strutture) e addirittura solo un 7,2% nel Centro Italia e un 14,7 % nel Nord Est.
Forti sono inoltre le differenze tra le rette pagate dagli anziani, con picchi in alto nelle grandi città come Roma e Milano (si veda più avanti, ndr) e la conseguente migrazione degli ospiti verso la provincia, generalmente meno costosa per gestori e gestiti. I problemi non finiscono qui: l’indagine dà un certo spazio alle irregolarità che hanno coinvolto molte residenze, analizzando le notizie pubblicate sui mass media nel 2010. In particolare, il Sud avrebbe il maggior numero di news e altri articoli dedicati all’argomento, con il 39,5% del totale, seguito dal Nord (con il 31,8%) e dal Centro (con il 29%).
Le notizie parlano di solito dei controlli del Nucleo antisofisticazione e sanità dei Carabinieri, che avrebbero portato alla luce residenze prive dei requisiti igienici e sanitari, di esercizio abusivo della professione medica e infermieristica, della presenza di barriere architettoniche al loro interno e purtroppo anche di maltrattamenti ai danni degli ospiti. In particolare, l’Auser parla di 863 controlli dei Nas nel 2010 in tutta Italia, con la scoperta di 283 strutture non in regola e 371 infrazioni rilevate.
L’impressione di essere di fronte a una giungla sarebbe peraltro rafforzata dall’indagine telefonica effettuata dai rilevatori Auser sui servizi offerti dalle strutture: sono molte quelle che hanno fornito risposte incomplete o che addirittura non hanno proprio risposto.
L’indagine ha voluto inoltre approfondire quante siano le case di riposo che offrono anche attività ludiche e assistenza psicologica ai loro ospiti. Le percentuali sono bassissime, mentre un po’ più frequente è l’assistenza religiosa.
Il rapporto ha poi analizzato 343 siti Web di residenze per anziani, per verificarne la chiarezza e completezza delle informazioni fornite e la rispondenza tra l’offerta pubblicizzata e quella reale. In tutto, le strutture dotate di una propria vetrina online sarebbero 227, pari al 66,6% di quelle monitorate sulla base degli elenchi tratti da due portali Web dedicati alle residenze per anziani italiane (Case di riposo italiane e Terza età) e le già citate Pagine gialle. Tra i dati pubblicizzati su internet, spiccano le rette mensili, oscillanti da un minimo di 800 euro nel Sud Italia a un massimo di 2.800 nel Nord Est: per l’Auser si tratterebbe di costi “ottimistici” nel migliore dei casi, considerando che in città come Roma e Milano si può arrivare a pagare anche 4.200 euro al mese.
La parte finale dell’indagine Auser è dedicata all’andamento economico del settore delle case di riposo, in decisa contro-tendenza rispetto alla crisi generale. Basti pensare che nel 2009 i ricavi sono cresciuti del 17%, insieme con gli investimenti in risorse umane, in information technology e in servizi di manutenzione e pulizia.
Benché sia ancora una “giungla”, insomma, il settore dell’assistenza residenziale privata agli anziani sembrerebbe in miglioramento o, in ogni caso, rappresenta “un’opportunità di business interessante”, come si legge nell’indagine.
Tutto sta a vedere che cosa accadrà nei prossimi anni, visto l’aumentare progressivo degli over 65 nel nostro Paese, senza significative differenze tra Nord, Centro e Sud. Probabilmente si andrà verso l’assistenza domiciliare integrata, ma, come ha ricordato Michele Mangano, il presidente nazionale dell’Auser, l’essenziale è che gli anziani non vengano visti come “cittadini di serie B”.

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