Badanti, sportelli e servizi ad hoc per reclutarle

Scritto da Gaetano De Luca il 29-11-2010

Scegliere un’assistente familiare per i propri bisogni o per quelli di un nostro familiare non costituisce un’operazione semplice. Chi cerca una badante, infatti, spesso non sa a chi rivolgersi e soprattutto non ha alcuna garanzia sulle capacità professionali e sulla qualifica di chi dovrà assumere alle proprie dipendenze.
Lo strumento più utilizzato sino a poco tempo fa è stato quindi il semplice passaparola. Si è così andata creando una situazione di grande confusione e dispersione, sicuramente lesiva degli interessi delle famiglie e delle stesse badanti, le quali fanno fatica a vedere riconosciuta e valorizzata la loro posizione professionale senza un sistema di reclutamento organizzato.
Questa situazione, definita da molti come un “far west”, è favorita soprattutto dall’assenza di una regolamentazione giuridica del profilo professionale valida su tutto il territorio nazionale e dalla conseguente mancanza di un albo professionale.
I diversi tentativi e annunci di un’imminente regolamentazione e della istituzione del relativo albo in realtà sono falliti e quindi oggi il settore si trova ancora privo di una normativa nazionale di riferimento che imponga determinati requisiti finalizzati a garantire una certa qualità e adeguatezza dell’assistenza.
Per colmare questo vuoto, con lo scopo di qualificare e supportare il profilo professionale dell’assistente familiare, nonché di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro tra famiglie e lavoratrici, a livello territoriale regionale, provinciale o comunale, sono stati creati dei veri e propri albi/registri pubblici e sono stati costituiti degli appositi servizi di supporto, ovvero una rete di Sportelli ad hoc.
Si tratta di iniziative prese a livello regionale, come nel caso del Veneto che, con un suo atto normativo, ha deciso di introdurre questi strumenti e di distribuirli sul territorio all’interno dei Centri per l’impiego,.
Laddove le Regioni non abbiano introdotto questi strumenti, sono state le Province a farsi promotrici dell’introduzione di albi e sportelli pubblici, come ad esempio nella Provincia di Taranto.
Quando nemmeno le Province sono riuscite a porre delle regole a questo settore, sono stati allora i singoli Comuni (anche in forma associata) a introdurle.
Ma vediamo bene, sulla base delle diverse realtà territoriali esistenti, in cosa consistono e come funzionano.
l’Albo o Registro pubblico degli assistenti familiari ha principalmente lo scopo di promuovere l’offerta di lavoro territoriale nel settore dell’assistenza familiare attraverso la valorizzazione del profilo professionale dell’assistente familiare e il supporto nell’incrocio tra domanda e offerta.
La famiglia, attraverso questi elenchi, può capire meglio la qualifica della badante, scegliendo quella che, sulla base del suo profilo e delle esperienze, risponde meglio ai bisogni di assistenza.
La badante, invece, grazie a questi registri, riesce ad aumentare le probabilità di trovare delle proposte di lavoro che si adeguino alle sue peculiarità e le valorizzino.
Un’ulteriore finalità è poi quella di promuovere la regolarità dei rapporti di lavoro favorendo l’emersione del nero a tutela sia dei lavoratori che dei datori di lavoro.
I registri delle badanti sono di fatto composti dai nominativi di persone (italiane e straniere) che rispondono a determinati requisiti formativi e professionali definiti in anticipo dalla regolamentazione territoriale che li ha istituiti.
Ad esempio, l’iscrizione è quasi sempre condizionata all’avvenuta partecipazione a corsi di formazione specifici, oppure viene richiesto il possesso di qualifiche professionali/diplomi/lauree attinenti all’area dei servizi socio-sanitari. Nel caso di assenza di esperienze formative, in molti territori è ugualmente accettata l’iscrizione all’albo a condizione che però si dimostri di aver svolto un’attività lavorativa documentabile di almeno 12 mesi nel campo dell’assistenza familiare.
l’inserimento del nominativo della badante avviene presentando una domanda di iscrizione al registro utilizzando dei moduli disponibili presso gli sportelli oppure spesso scaricabili anche via internet. Le famiglie potranno pertanto utilizzare questi elenchi confidando sulla qualificazione professionale dei lavoratori iscritti, senza dover ricorrere ai precedenti passaparola.
Il secondo strumento, come ho anticipato, è costituito dalla rete degli Sportelli. Lo Sportello Badanti ha come finalità principale quella di offrire a famiglie e badanti un sistema di servizi di supporto all’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Lo sportello si rivolge pertanto sia alle famiglie che hanno bisogno di assistenza personalizzata per i propri congiunti in difficoltà sia alle badanti.
Le attività di questi sportelli sono solitamente di tre tipi: informazione; consulenza e supporto; mediazione per l’incontro tra domanda e offerta.
In primo luogo, vengono infatti fornite informazioni:
– sulle possibili forme contrattuali utilizzabili;
– sulle opportunità di formazione presenti sul territorio per le badanti.
In secondo luogo, viene garantita consulenza e supporto:
alle badanti, nel compilare la domanda di iscrizione al registro e nella definizione del proprio profilo professionale, nel ricercare le offerte di lavoro, nel gestire il possibile futuro contatto di lavoro (come sottoscrivere un contratto di lavoro, quali sono i diritti e doveri che sorgono dal contratto, quali adempimenti svolgere);
alle famiglie, nella ricerca dei profili professionali adeguati alle loro esigenze e nella gestione degli adempimenti relativi al contratto di lavoro.
Infine, viene messa in atto una mediazione finalizzata all’incontro della domanda e offerta, attraverso la verifica delle reciproche disponibilità, esigenze e richieste, nonché attraverso un supporto alla definizione della tipologia contrattuale più idonea all’avvio di una prestazione lavorativa.
Si tratta insomma di strumenti davvero utili e indispensabili in un settore molto delicato per entrambe le parti contrattuali: la famiglia che si trova in una situazione di bisogno assistenziale assume la qualifica di vero e proprio datore di lavoro pur non essendo un soggetto aziendale, la badante, invece, alla sua condizione di lavoratrice dipendente (e quindi di parte debole del contratto),
spesso aggiunge una condizione sociale di emarginazione a causa della immigrazione da paesi lontani.

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