Oggetti utili, ma anche gradevoli

Scritto da Giovanni Del Zanna il 15-01-2010

Nello spazio costruito, la nostra casa, siamo circondati da oggetti. Alcuni hanno una ragione funzionale, altri decorativa: una sedia è utile per sedersi, un quadro è bello da vedere.
Tutti cerchiamo sempre di circondarci di oggetti piacevoli: utili per le diverse attività della vita domestica, ma al tempo stesso gradevoli, belli, che si inseriscano in modo armonioso nell’ambiente.
Sovente sono oggetti che per noi hanno un valore affettivo: ricordi del passato, di un viaggio o dono di una persona amica.
Spesso siamo portati a distinguere tra oggetti decorativi (belli) e oggetti funzionali (utili),
quasi non sia possibile coniugare i due aspetti. Cosa ancora più evidente quando consideriamo gli “ausili”, quegli oggetti che ci aiutano e ci supportano nella vita quotidiana. Anzi, quando parliamo di “ausili” scatta subito una sorta di repulsione, nel nostro immaginario vediamo oggetti brutti, dall’aspetto ospedaliero; oggetti che riteniamo debbano essere utilizzati da chi non può farne a meno, da chi “è messo male”.
Quale distinzione poniamo tra utensili e ausili? Il significato della parola ausilio (dal latino auxilium) è quello di oggetto che aumenta e rafforza le nostre capacità. Anche un utensile ha la stessa funzione: uno schiaccianoci, ad esempio, permette di rompere il guscio di un noce con maggiore facilità e con più forza.
In quest’ottica molti “oggetti” possono essere ausili: l’apriscatole, l’aspirapolvere, gli occhiali…
La distinzione, come accade spesso, è più ideale che reale. E’ il mercato (con la progettazione e il design che ci stanno dietro) che connotano alcuni oggetti come “casalinghi” e altri come “ausili”.
Un ombrello (ausilio che ci protegge dalla pioggia) è un oggetto elegante, un bastone da passeggio (che dà sicurezza e stabilità nel camminare) è visto in modo già meno benevolo, mentre una stampella – con il suo bel tubo cromato! – viene vista con repulsione, rifiutata in quanto oggetto sanitarizzato, ospedaliero.
Basti pensare ai deambulatori (nella foto a sinistra due modelli a confronto) che sono utili agli anziani per camminare in modo più sicuro: nel nostro paese troviamo prodotti brutti e “glaciali”, sicuramente poco allettanti, mentre all’estero, come si vede dall’esempio, troviamo prodotti molto più curati nel design e nell’uso dei materiali.
Cosa fa la differenza fra questi oggetti, la funzione che svolgono? Il loro essere ausilio alla vita quotidiana? O piuttosto l’assenza di una qualità importante – la “normalità di immagine” – che porta a connotare alcuni prodotti come oggetti “speciali”, oggetti stigmatizzanti che indicano una difficoltà della persona, che ne sottolineano la diversità o, come si diceva fino a poco tempo fa, lo scostamento dalla norma, dalla normalità?
Facciamo un esempio considerando un utensile da cucina: il coltello. Per alcune persone (ad esempio sofferenti di artrite reumatoide) è difficile impugnare un coltello tradizionale.
Per questo nascono coltelli con lama circolare e impugnatura verticale (come quelli nella foto a destra),
caratterizzati però, come si vede, da un brutto design e un’anonima impugnatura bianca, molto povera e banale. Un’alternativa, dal costo contenuto, è rappresentata da una mini-mezzaluna con manico in plastica colorato, un semplice casalingo che si può trovare al supermercato. Significativo un progetto di impugnatura che utilizza una lama circolare come quella dei taglia-pizza. Come è diventato un noto esempio di buon design svedese il coltello di segnato da Maria Benktzon che è addirittura esposto al MOMA di NewYork.
Così non è, però, per tutti gli oggetti. Pensiamo agli occhiali (che sono dei veri e propri “ausili sanitari” che ci premettono di “rafforzare” le nostre capacità visive) dei quali non possiamo non considerare la qualità estetica.
Altri prodotti, invece, sono offerti sul mercato con minore scelta e soprattutto minore qualità in termini di design. Capita poi che prodotti di qualità non sono conosciuti dal grande pubblico, anche per la netta separazione nella distribuzione tra prodotti di design della casa e prodotti “utili” che però si trovano esclusivamente in negozi specializzati, di tipo sanitario.
Nella foto a sinistra vediamo, ad esempio, le due versioni di una serie di sanitari studiati per anziani. Alla versione base si possono aggiungere degli optional: due appoggi in plastica morbida (come dei maniglioni, ma molto più simili ai braccioli di una sedia) e un sedile di spessore maggiore (per offrire una seduta più alta, da cui sia più facile rialzarsi). Un immagine di prodotto di assoluta normalità, altro che prodotti “per disabili”. Così “normale” che, conosciuto da pochi e poco venduto, è andato fuori produzione!
Questo genera un circolo vizioso: prodotti poco conosciuti, portano a basse vendite e quindi ad una produzione dai numeri modesti che, a loro volta, non stimolano ricerca (di prodotto e di design) sugli oggetti. Alcuni oggetti, utili, rimangono “rinchiusi” in un mercato circoscritto di prodotti a caro prezzo, e non generano alcuno stimolo per migliorare la qualità.
Altre volte è sufficiente un po’ di cura nella realizzazione per ottenere, anche con prodotti di serie, soluzioni di qualità. Come nel caso di questo bagno (foto a destra) in cui la scelta del colore di maniglioni e del seggiolino della stessa tonalità di giallo delle piastrelle (e dell’asciugamano) portano ad una soluzione gradevole.
In un momento in cui il design sembra andare troppo dietro alle mode, scopriamo come ci sia un ampio campo di intervento per studiare e progettare oggetti “utili & gradevoli”.
Allo stesso tempo è importante che ci sia informazione e comunicazione per far conoscere a tutti prodotti nuovi, utili e belli, in modo da stimolare un mercato “normale” per prodotti che, con una tiratura maggiore, possano essere davvero accessibili a tutti, in tutti i sensi.

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